#1.Dove si trova Saqqara e perché è così importante
#2.La Piramide a Gradoni di Djoser: la prima piramide della storia
#3.Le altre piramidi di Saqqara: testimoni silenziose dell'evoluzione architettonica
#4.Le mastabe e le tombe dei nobili
#5.Il Serapeo e i Misteri del Culto degli Animali Sacri
#6.I Tesori Nascosti e gli Enigmi che Sfidano il Tempo
#7.I Tesori Nascosti e gli Enigmi che Sfidano il Tempo
#8.Il Museo di Imhotep e i tesori dei siti circostanti
#9.Pianificare la Vostra Avventura a Saqqara: Dettagli Essenziali
#10.Il cuore millenario della necropoli di Saqqara
Nel cuore dell'antico Egitto, la necropoli di Saqqara si estende maestosa nel deserto egiziano.
Questa zona archeologica di straordinaria importanza ha custodito i segreti della civiltà egizia per millenni, rivelando gradualmente i suoi tesori agli studiosi e visitatori di tutto il mondo.
Situata circa 24 chilometri a sud-ovest del Cairo moderno, Saqqara Egitto occupa una posizione strategica sulla pianura desertica.
Questo vasto complesso funerario si estende per circa 8 chilometri lungo il bordo dell'altopiano desertico, con una larghezza di circa 1,5 chilometri. Il sito confina a nord con Abū Ṣīr e a sud con Dahshūr, creando insieme un impressionante paesaggio archeologico.
La caratteristica più significativa di Saqqara è il suo legame indissolubile con l'antica città di Menfi. Infatti, Saqqara costituiva la principale necropoli associata a Menfi, che fu la prima capitale dell'antico Egitto.
Fondata circa 5.000 anni fa durante il periodo dell'Antico Regno, Menfi rappresentava il centro amministrativo e religioso più importante del paese.
Questa connessione tra la città dei vivi (Menfi) e la città dei morti (Saqqara) era fondamentale nella cultura egizia.
Come afferma la professoressa Salima Ikram: "Saqqara era la principale necropoli associata alla capitale Menfi, che rimase, in larga misura, un centro amministrativo durante tutta la storia dell'Egitto e anche un importante centro religioso che celebrava i culti di diverse divinità".
Il nome stesso "Saqqara" deriva probabilmente da Sokar, il dio di questa necropoli e divinità associata alla morte. Questo sottolinea l'importanza religiosa del sito oltre al suo ruolo pratico come luogo di sepoltura.
Nel 1979, le antiche rovine dell'area di Menfi, comprese Saqqara, Abū Ṣīr, Dahshūr, Abū Ruwaysh e le Piramidi di Giza, sono state collettivamente designate come Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.
Questo riconoscimento evidenzia il valore storico e culturale inestimabile di quest'area.
Saqqara ha servito come necropoli reale fin dalle prime dinastie dell'antico Egitto. Durante la Seconda Dinastia (circa 2800-2650 a.C.), i faraoni Hotepsekhemwy, Raneb e Ninetjer furono i primi sovrani a essere sepolti a Saqqara, con camere sotterranee appositamente costruite.
Questo segnò l'inizio dell'importanza di Saqqara come luogo di sepoltura per la regalità egizia.
Tuttavia, fu durante la Terza Dinastia che Saqqara raggiunse la sua massima notorietà quando il faraone Djoser (circa 2686-2667 a.C.) commissionò la costruzione della famosa Piramide a Gradoni.
Questa struttura rivoluzionaria, progettata dall'architetto Imhotep, rappresenta la prima piramide della storia egiziana.
Successivamente, ben sedici re egiziani costruirono le loro piramidi a Saqqara, rendendola una delle principali "necropoli reali" dell'epoca.
Particolarmente significative furono le piramidi dei re della Quinta Dinastia (circa 2494-2345 a.C.) e della Sesta Dinastia (circa 2345-2181 a.C.).
Una di queste, la piramide di Unas (circa 2375-2345 a.C.), è famosa per essere la prima camera funeraria decorata con i cosiddetti "Testi delle Piramidi", creati per proteggere il defunto faraone nel suo viaggio verso l'aldilà.
Oltre alle sepolture reali, Saqqara ospita anche numerose tombe di nobili e funzionari di corte.
Come spiega Nico Staring: "Grandi numeri di funzionari di corte costruirono le loro tombe a mastaba nelle vicinanze [dei faraoni]". Questa pratica dimostra come il sito non fosse esclusivo per la regalità.
Anche quando, durante il Nuovo Regno (circa 1550-1070 a.C.), i faraoni iniziarono a essere sepolti nella Valle dei Re, circa 483 chilometri più a sud, molti funzionari continuarono a scegliere Saqqara come luogo di sepoltura.
Questo avvenne grazie alla storia del sito e alla sua associazione con importanti divinità egizie, in particolare Sokar, il dio della morte.
L'importanza di Saqqara come necropoli non diminuì con il passare del tempo. Al contrario, rimase un complesso fondamentale per sepolture non reali e cerimonie di culto per oltre 3.000 anni, ben oltre i periodi tolemaico e romano.
La maestosa Piramide a Gradoni di Djoser rappresenta una svolta fondamentale nella storia dell'architettura egizia.
Infatti, questo monumentale edificio non è soltanto la prima piramide mai costruita dagli antichi egizi, ma è anche la più antica struttura in pietra conosciuta dell'antico Egitto.
Eretta durante il regno del faraone Netjerykhet (circa 2667-2648 a.C.), meglio conosciuto come Djoser, questa straordinaria opera ha rivoluzionato l'architettura in pietra e le sepolture reali, segnando un punto di svolta decisivo nella storia delle costruzioni monumentali.
Il genio creativo dietro questa rivoluzionaria costruzione fu Imhotep, visir del re Djoser e personaggio di straordinaria importanza nella storia egizia.
Sebbene gli antichi egizi stessi non gli attribuissero esplicitamente il merito, la maggior parte degli egittologi riconosce Imhotep come progettista e costruttore del complesso.
Basandosi sulla presenza della sua statua nel complesso funerario, sul suo titolo di "supervisore di scultori e pittori" e su un commento dello storico Manetho del III secolo a.C.
che lo definiva "l'inventore della costruzione in pietra".
Imhotep ricopriva diverse cariche importanti: Cancelliere del Re del Basso Egitto, Sommo Sacerdote di Eliopoli e Architetto Capo.
Possedeva anche l'ambiguo titolo di bity sensen o bity senwy, unico nella storia egizia, che letteralmente significa "il Re del Basso Egitto, i due fratelli". Questo potrebbe suggerire che fosse il fratello gemello del faraone o almeno un suo stretto confidente.
La sua reputazione di uomo saggio e guaritore crebbe nei secoli successivi alla sua morte, tanto che venne divinizzato - un fatto estremamente raro per individui non di sangue reale. I greci lo associarono ad Asclepio, dio della medicina, e il suo culto continuò per millenni.
Prima della Piramide a Gradoni, le tombe egizie erano principalmente costruite come mastabe - strutture rettangolari con tetto piatto realizzate in mattoni di fango.
La rivoluzionaria innovazione di Imhotep fu quella di trasformare questa forma tradizionale in una struttura a gradini composta da sei mastabe sovrapposte, creando così l'effetto a gradini che caratterizza la piramide.
L'edificio, alto circa 60 metri (200 piedi), era originariamente rivestito di calcare bianco lucente. La base quadrata della piramide era generalmente orientata verso i punti cardinali.
Sotto la struttura si trova un labirinto sotterraneo di gallerie e circa 400 stanze, che si estende per quasi 6 km di lunghezza, collegato a un pozzo centrale di 7 metri quadrati e 28 metri di profondità.
Le pareti dei passaggi sotterranei sono in calcare intarsiato con piastrelle di faience blu per replicare stuoie di canne.
Queste pareti "facciata di palazzo" sono ulteriormente decorate con pannelli a basso rilievo che mostrano il re mentre partecipa all'Heb-sed.
La camera di sepoltura era una volta costruita con quattro corsi di granito finemente lavorato, con una sola apertura sigillata dopo la sepoltura con un blocco di 3,5 tonnellate.
Il complesso della Piramide a Gradoni copre una superficie di 15 ettari (37 acri) ed è circa 2,5 volte più grande della città dell'Antico Regno di Hierakonpolis.
Non era semplicemente una tomba, ma serviva a facilitare una riuscita vita nell'aldilà per il re, permettendogli di rinascere eternamente.
All'interno del vasto recinto si trovavano numerose strutture, alcune delle quali apparentemente fittizie, forse destinate allo spirito del re dopo la morte o connesse alle sue cerimonie giubilari.
Sul lato sud si trovava il percorso che ogni faraone doveva correre durante la cerimonia Heb-Sed della sua incoronazione.
Le due corti di fronte alla piramide ricreano l'ambientazione del Festival Sed, una cerimonia reale volta a ringiovanire il re e rigenerare il suo potere.
Le strutture sul lato della corte orientale imitano in pietra i santuari effimeri utilizzati in questo festival, assicurando così che il re potesse continuare a essere ringiovanito per sempre.
A un'estremità del complesso piramidale, una struttura nota come la Tomba Sud si ritiene abbia funzionato come tomba aggiuntiva, simbolica per Djoser, forse riflettendo il suo ruolo di re duale sia dell'Alto che del Basso Egitto.
Il muro intorno al complesso era lungo più di 1,6 km (1 miglio) e originariamente alto 11 metri (34 piedi).
La maestosa Piramide a Gradoni non rappresenta l'unico tesoro architettonico che la necropoli di Saqqara custodisce.
Sparse attraverso questo vasto teatro di pietra, altre piramidi raccontano capitoli successivi dell'evoluzione dell'architettura funeraria egizia.
Queste strutture, spesso trascurate dai visitatori frettolosi, nascondono innovazioni e segreti che hanno ridefinito i rapporti tra i vivi e i morti nell'antico Egitto.
Non distante dall'opera immortale di Imhotep, la piramide di Teti emerge dalle sabbie come testimone del primo sovrano della Sesta Dinastia (circa 2345-2323 a.C.).
Oggi, questo monumento appare come una modesta elevazione del terreno, ma la sua storia racconta di una struttura che un tempo toccava i 52,5 metri di altezza, poggiando su una base di 78,5 metri per lato.
Gli antichi costruttori realizzarono il nucleo utilizzando la tecnica a gradoni, impiegando blocchi di calcare locale e materiali di riempimento, il tutto avvolto da un elegante rivestimento di calcare bianco.
Quando questo mantello protettivo fu asportato nei secoli successivi, la struttura interna iniziò il suo inesorabile cedimento.
Ciò che distingue questa piramide nella storia dell'architettura funeraria è la sua posizione unica: seconda struttura al mondo a ospitare i Testi delle Piramidi, quel corpus di iscrizioni religiose che trasformarono le pareti delle camere sotterranee in guide spirituali per l'aldilà.
La camera sepolcrale rivela un soffitto stellato dorato su fondo blu scuro, mentre il sarcofago in greywacke conserva ancora le sue misteriose iscrizioni interne.
Tra le scoperte più straordinarie spicca uno stampo in gesso di una maschera mortuaria che, secondo le ricerche degli studiosi, potrebbe costituire l'unico autentico ritratto reale sopravvissuto dell'Antico Regno.
Le dimensioni ingannano l'occhio del visitatore quando si trova di fronte alla piramide di Unas, costruita durante la Quinta Dinastia.
Con la sua base di 57,75 metri e l'altezza originaria di 43 metri, detiene il record di piramide più piccola dell'Antico Regno.
Tuttavia, le sue modeste proporzioni celano un'importanza storica incommensurabile: queste pareti custodiscono il primo esempio conosciuto dei Testi delle Piramidi.
Le iscrizioni, meticolosamente incise sulla camera sepolcrale, fungevano da bussola spirituale per guidare il faraone defunto attraverso i meandri dell'aldilà.
I 283 incantesimi che decorano le pareti di Unas costituiscono il corpus più antico, compatto e meglio preservato di scritture religiose dell'Antico Regno.
Il complesso architettonico si estendeva ben oltre la piramide stessa: un tempio funerario, un tempio a valle e una via processionale lunga e sontuosamente decorata con bassorilievi dipinti completavano l'insieme.
Le pareti interne di questa via processionale offrivano uno spettacolo visivo senza precedenti: scene di caccia, raccolti abbondanti, artigiani al lavoro, battaglie epiche e processioni solenni dei rappresentanti dei nomi d'Egitto.
Nel settore meridionale di Saqqara, a circa 2,4 chilometri dalla piramide di Djedkare Isesi, si erge la piramide del sovrano Pepi I.
Questo monumento, che un tempo raggiungeva i 52,5 metri di altezza su una base di 78,75 metri per lato, oggi si presenta come un accumulo di detriti alto appena 12 metri.
L'architettura del complesso seguiva i canoni consolidati dell'epoca: la piramide principale, circondata da un tempio funerario, una piramide satellite e una via processionale che conduceva a un tempio a valle.
Le nove piramidi delle regine, scoperte a sud-ovest del complesso principale, testimoniano la grandezza della corte di Pepi I.
L'interno della piramide custodisce il corpus più esteso di Testi delle Piramidi dell'Antico Regno: 2.263 colonne e righe di testo che ricoprono le quattro pareti della camera sepolcrale.
Questi testi sacri avevano la funzione di facilitare la riunione del ba e del ka del sovrano, permettendo la sua trasformazione in akh e garantendogli l'immortalità tra le divinità.
La piramide di Pepi II, situata sempre nell'area meridionale, porta con sé il titolo di ultimo complesso piramidale completo costruito nell'antico Egitto. Originariamente alta 52,5 metri con una base di 78,5 metri per lato, fu battezzata mn anx, "Duraturo e Vivente".
L'architettura del complesso raggiungeva una perfezione senza precedenti: la piramide principale, una piramide ka, tre piramidi delle regine, un tempio a valle e un tempio funerario, tutti collegati da una via processionale coperta lunga quattrocento metri.
La camera sepolcrale, le cui pareti sono interamente ricoperte di Testi delle Piramidi, ospita un imponente sarcofago in greywacke lungo quasi tre metri, decorato con geroglifici che elencano la completa titolatura reale di Pepi II.
Le piramidi reali rappresentano solo una parte della straordinaria ricchezza di Saqqara. Sparse attraverso la necropoli si ergono le mastabe dei nobili, autentici scrigni artistici che custodiscono tesori nascosti di inestimabile valore storico.
Queste imponenti strutture rettangolari dalle superfici piatte fungevano da dimora eterna per l'aristocrazia egizia, conservando al loro interno affreschi e bassorilievi che costituiscono finestre privilegiate sulla vita quotidiana di cinquemila anni fa.
Auguste Mariette, durante i suoi scavi del 1865, portò alla luce una delle gemme più preziose di Saqqara: la mastaba di Ti. Questo personaggio affascinante incarnava l'ascesa sociale possibile nell'antico Egitto.
Partito come modesto "Direttore dei parrucchieri della Casa reale", Ti conquistò progressivamente posizioni sempre più elevate nella gerarchia di corte, servendo fedelmente quattro sovrani della V dinastia: Neferirkara Kakai, Shepseskara, Neferefra e Niuserra.
La sua carriera culminò con i prestigiosi titoli di "amico unico del Re", Maestro di Palazzo e architetto reale.
L'intelligenza politica di Ti si manifestò anche nella scelta matrimoniale: sposò infatti la principessa Neferhetepes, sacerdotessa delle potenti dee Neith e Hathor.
Questo legame con la famiglia reale gli garantì non solo prestigio sociale, ma probabilmente anche la concessione della sua magnifica mastaba. La struttura, che si estende per circa 34 metri per 42, testimonia la generosità reale nei confronti di questo fidato servitore.
L'articolazione architettonica della tomba rivela una pianificazione attenta: un portico d'ingresso introduce ai visitatori, seguito da due sale sostenute da colonne, corridoi di collegamento, un magazzino per le offerte funerarie e la cappella dove si svolgevano i rituali.
Il cortile centrale cattura immediatamente l'attenzione, con la sua rampa di scale che scende verso la camera sepolcrale sotterranea.
Qui sorge il primo serdab, piccolo ambiente che racchiude una replica della statua di Ti.
Tra tutte le sepolture non reali di Saqqara, la mastaba di Mereruka primeggia per dimensioni e raffinatezza decorativa. I suoi trentatré ambienti narrano il potere raggiunto da questo straordinario funzionario, che ricopriva la carica di vizir sotto il faraone Teti, fondatore della VI dinastia.
Mereruka aveva saputo intrecciare abilmente carriera politica e legami familiari: la sua unione con la principessa Seshseshet Waatetkhethor, figlia di Teti, lo aveva elevato al rango di genero del sovrano.
Le proporzioni della sua dimora eterna riflettono questa posizione privilegiata: ventitré metri in direzione est-ovest, trenta metri nord-sud, con un'estensione che raggiunge i quarantuno metri quando si considera l'aggiunta dedicata a Meriteti, e un'altezza di quattro metri e mezzo.
L'organizzazione interna segue una logica familiare: ventuno stanze riservate a Mereruka stesso, cinque destinate alla moglie e altrettante al figlio Meriteti.
La cappella mortuaria costituisce il cuore pulsante del complesso: una sala cerimoniale maestosa sostenuta da sei pilastri, teatro degli omaggi resi da sacerdoti e parenti.
Qui emerge una delle creazioni artistiche più suggestive di Saqqara: una statua a grandezza naturale di Mereruka che sembra materializzarsi da una porta falsa, le braccia tese per accogliere le offerte dei fedeli.
Le pareti delle tombe nobiliari di Saqqara custodiscono un patrimonio iconografico di eccezionale ricchezza documentaria.
Questi bassorilievi miniaturizzati costituiscono vere e proprie enciclopedie visive dell'Antico Regno, offrendo uno sguardo privilegiato sugli aspetti più intimi della società egiziana.
Tra i capolavori pittorici della tomba di Mereruka spicca una rappresentazione che cattura l'immaginazione: cinque uomini che guidano "una zattera di papiro lungo una verdeggiante riva del Nilo, piena di canne e brulicante di fauna selvatica".
La natura selvaggia del fiume emerge in scene drammatiche: un ippopotamo adulto che afferra mortalmente un coccodrillo, mentre un secondo predatore attende il momento giusto per divorare un cucciolo di ippopotamo.
Alcune rappresentazioni possiedono un carattere unico nell'arte egizia. La tomba del vizir Ankhmahour conserva una scena rarissima di circoncisione, mentre quella di Idut presenta l'eccezionale raffigurazione della nascita di un ippopotamo.
Questi cicli pittorici trascendevano la mera funzione decorativa.
Le iscrizioni geroglifiche che accompagnano ogni scena, quando recitate secondo i rituali prescritti, avevano il potere di attivare energie magiche indispensabili per preparare l'anima del defunto al suo viaggio nel mondo ultraterreno.
Nelle profondità della necropoli di Saqqara si cela uno dei segreti più affascinanti dell'antico Egitto: un labirinto sotterraneo dove riposano creature considerate divine incarnazioni degli dei.
Questo straordinario complesso funerario dedicato agli animali sacri svela un aspetto sorprendente della spiritualità egizia, dove il confine tra mondo terreno e divino si dissolve nella venerazione di esseri viventi.
Il toro Apis rappresentava molto più di un semplice animale sacro: era l'incarnazione vivente del dio Ptah, suprema divinità creatrice dell'antica Memphis.
Questo magnifico esemplare bovino risiedeva negli alloggi sacri del Tempio di Ptah, dove fungeva da oracolo divino per i fedeli in cerca di risposte. La sua presenza fisica costituiva un ponte tangibile tra il mondo mortale e la sfera celeste.
La scelta di ogni nuovo Apis seguiva parametri straordinariamente precisi: il toro doveva presentare un manto nero con specifiche marcature bianche distribuite strategicamente sul corpo.
Particolare attenzione veniva rivolta alla presenza di una macchia a forma d'aquila sul dorso, un nodo distintivo sotto la lingua e peli biforcati sulla coda. Questi segni distintivi simboleggiavano rispettivamente le costellazioni celesti, il ciclo lunare e la totalità dell'universo.
Le madri di questi tori divini venivano, secondo la tradizione, fecondate dai raggi solari o dalla luce lunare, sottolineando la natura soprannaturale della loro progenie.
Durante l'esistenza terrena, il toro Apis riceveva onori regali: cerimonie elaborate, offerte di cibi prelibati, ghirlande floreali e canti rituali accompagnavano ogni momento della sua vita.
Quando Auguste Mariette scoprì il Serapeo nel 1851, si trovò di fronte a una delle meraviglie ingegneristiche più stupefacenti dell'antichità. Questo complesso sotterraneo si snoda attraverso corridoi maestosi e camere ceremoniali dove riposavano i resti mummificati dei tori sacri.
L'utilizzo di questa necropoli si estese dal Nuovo Regno fino all'epoca tolemaica, coprendo oltre mille anni di storia continua. Durante questo arco temporale, almeno sessanta tori Apis ricevettero qui la loro sepoltura eterna.
Gli elementi più impressionanti del Serapeo sono indubbiamente i colossali sarcofagi in granito. Questi monumentali contenitori raggiungono il peso straordinario di 40 tonnellate, mentre i loro coperchi toccano le 25 tonnellate.
Per calare questi giganti di pietra nelle camere sotterranee, gli antichi costruttori idearono una tecnica ingegnosa: riempivano completamente le stanze di sabbia fine, poi la rimuovevano lentamente, permettendo ai sarcofagi di scendere gradualmente nella loro posizione definitiva.
La venerazione degli animali a Saqqara raggiungeva proporzioni stupefacenti. Un singolo cimitero di ibis ha restituito oltre quattro milioni di mummie, mentre il vicino sepolcreto canino conteneva più di sette milioni di esemplari mummificati.
Ogni specie animale manteneva connessioni specifiche con particolari divinità del pantheon egizio. L'ibis incarnava Thoth, signore della sapienza e della scrittura, oltre che divinità lunare. Il falco si legava invece a Horus, potenza solare, creando un equilibrio cosmico tra forze lunari e solari.
La credenza popolare attribuiva alle anime degli animali mummificati la capacità di trasmettere messaggi diretti alle divinità. Tuttavia, indagini moderne hanno rivelato aspetti meno nobili di questo commercio spirituale. La corruzione nei cimiteri animali, già documentata in testi antichi, risulta confermata dalle scansioni tomografiche contemporanee.
Queste analisi hanno svelato involucri completamente vuoti, doppie mummie fraudolente e imballaggi ingannevoli tra le offerte vendute dai sacerdoti ai pellegrini.
Scoperte recenti hanno arricchito ulteriormente questo panorama con esemplari rari di grandi felini mummificati, inclusi cuccioli di leone, accompagnati da cobra, coccodrilli e persino uno scarabeo mummificato di dimensioni eccezionali, ampliando la nostra comprensione di queste pratiche religiose tanto complesse quanto affascinanti.
Saqqara Egitto custodisce ancora segreti che emergono dalle sabbie con straordinaria regolarità, sfidando ogni previsione degli studiosi.
Nonostante decenni di scavi sistematici, questa immensa necropoli continua a stupire con rivelazioni che riscrivono pagine intere della storia faraonica.
Nel cuore della necropoli giace uno dei documenti più enigmatici dell'antico Egitto: la Tavola di Saqqara, emersa nel 1861 dalla tomba di Tjuneroy, sacerdote e fedele servitore di Ramses II.
Questa lastra di pietra incisa rivela cinquantotto nomi regali, un elenco che parte da Anedjib della Prima Dinastia per giungere fino al grande Ramses II, disposti secondo un ordine cronologico inverso.
L'aspetto più intrigante di questo documento risiede non tanto in ciò che mostra, quanto in quello che deliberatamente omette. Sebbene il deterioramento abbia reso leggibili soltanto quarantasette nomi, gli studiosi hanno scoperto che la lista esclude intenzionalmente interi periodi dinastici.
I sovrani del Secondo Periodo Intermedio, gli Hyksos stranieri e persino i faraoni legati al controverso Akhenaten scompaiono completamente dalla narrazione.
Questo documento non aspirava a essere una cronaca storica obiettiva, ma piuttosto una celebrazione selettiva degli antenati più illustri del Basso Egitto.
Oggi custodita al Museo Egizio del Cairo, la Tavola di Saqqara non è stata documentata fotograficamente dal lontano 1866, aggiungendo un velo di mistero a questa già affascinante testimonianza.
Gli scavi più recenti hanno portato alla luce strutture che gettano nuova luce sui rituali di mummificazione. Nel luglio 2018, gli archeologi hanno fatto una scoperta straordinaria: un laboratorio di imbalsamazione perfettamente conservato, completo di cinque mummie ancora adagiate nei loro sarcofagi.
Questa eccezionale scoperta ha aperto una finestra inedita sulle tecniche utilizzate dagli antichi imbalsamatori.
Il laboratorio presenta caratteristiche tecniche sorprendenti: una piattaforma dedicata alle operazioni di imbalsamazione, bruciatori per l'incenso rituale e canali scavati direttamente nella roccia per permettere il drenaggio dei fluidi corporei.
Particolarmente illuminanti sono i numerosi recipienti ritrovati, ciascuno accuratamente etichettato con il nome della sostanza contenuta e i giorni specifici del processo di mummificazione in cui doveva essere utilizzato.
La primavera del 2023 ha regalato un'altra scoperta eccezionale: due dei più estesi laboratori di imbalsamazione mai riportati alla luce.
Il primo, databile alla XXX dinastia (380-343 a.C.), si estende per circa due metri di lunghezza e presenta letti di pietra appositamente scolpiti per accogliere i corpi umani.
Il secondo laboratorio, risalente all'epoca tolemaica (305-30 a.C.), sembra invece essere stato destinato esclusivamente al trattamento degli animali sacri.
Le indagini condotte dall'eminente archeologo Zahi Hawass hanno recentemente portato alla scoperta di un tempio appartenente a una consorte del faraone Teti precedentemente sconosciuta alla storia.
Questo ritrovamento ha aperto nuove prospettive sulla comprensione delle complesse relazioni dinastiche dell'Antico Regno.
Parallelamente, una missione archeologica congiunta egizio-giapponese ha rivelato quattro sepolture risalenti al periodo di transizione tra la Seconda e la Terza Dinastia, insieme a oltre dieci tombe della XVIII Dinastia del Nuovo Regno.
Questi ritrovamenti suggeriscono che i confini della necropoli si estendano verso nord ben oltre quanto precedentemente immaginato.
Tra i misteri più affascinanti che continuano a sfidare gli studiosi figurano i monumentali sarcofagi vuoti del Serapeo. Alcuni di questi colossali contenitori di granito sembrano non essere mai stati utilizzati per il loro scopo originario.
Gli archeologi continuano a dibattere se si tratti di cenotafi simbolici o se il loro contenuto sia stato rimosso in epoche successive per ragioni che restano oscure.
Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha recentemente sottolineato la portata di queste scoperte, dichiarando che "la necropoli di Saqqara custodisce ancora innumerevoli segreti che attendono pazientemente di essere svelati".
Ogni nuova stagione di scavi promette di aggiungere pezzi al grande puzzle della civiltà faraonica.
Saqqara Egitto custodisce ancora segreti che emergono dalle sabbie con straordinaria regolarità, sfidando ogni previsione degli studiosi. Nonostante decenni di scavi sistematici, questa immensa necropoli continua a stupire con rivelazioni che riscrivono pagine intere della storia faraonica.
Nel cuore della necropoli giace uno dei documenti più enigmatici dell'antico Egitto: la Tavola di Saqqara, emersa nel 1861 dalla tomba di Tjuneroy, sacerdote e fedele servitore di Ramses II.
Questa lastra di pietra incisa rivela cinquantotto nomi regali, un elenco che parte da Anedjib della Prima Dinastia per giungere fino al grande Ramses II, disposti secondo un ordine cronologico inverso.
L'aspetto più intrigante di questo documento risiede non tanto in ciò che mostra, quanto in quello che deliberatamente omette. Sebbene il deterioramento abbia reso leggibili soltanto quarantasette nomi, gli studiosi hanno scoperto che la lista esclude intenzionalmente interi periodi dinastici.
I sovrani del Secondo Periodo Intermedio, gli Hyksos stranieri e persino i faraoni legati al controverso Akhenaten scompaiono completamente dalla narrazione.
Questo documento non aspirava a essere una cronaca storica obiettiva, ma piuttosto una celebrazione selettiva degli antenati più illustri del Basso Egitto.
Oggi custodita al Museo Egizio del Cairo, la Tavola di Saqqara non è stata documentata fotograficamente dal lontano 1866, aggiungendo un velo di mistero a questa già affascinante testimonianza.
Gli scavi più recenti hanno portato alla luce strutture che gettano nuova luce sui rituali di mummificazione. Nel luglio 2018, gli archeologi hanno fatto una scoperta straordinaria: un laboratorio di imbalsamazione perfettamente conservato, completo di cinque mummie ancora adagiate nei loro sarcofagi.
Questa eccezionale scoperta ha aperto una finestra inedita sulle tecniche utilizzate dagli antichi imbalsamatori.
Il laboratorio presenta caratteristiche tecniche sorprendenti: una piattaforma dedicata alle operazioni di imbalsamazione, bruciatori per l'incenso rituale e canali scavati direttamente nella roccia per permettere il drenaggio dei fluidi corporei.
Particolarmente illuminanti sono i numerosi recipienti ritrovati, ciascuno accuratamente etichettato con il nome della sostanza contenuta e i giorni specifici del processo di mummificazione in cui doveva essere utilizzato.
La primavera del 2023 ha regalato un'altra scoperta eccezionale: due dei più estesi laboratori di imbalsamazione mai riportati alla luce.
Il primo, databile alla XXX dinastia (380-343 a.C.), si estende per circa due metri di lunghezza e presenta letti di pietra appositamente scolpiti per accogliere i corpi umani. Il secondo laboratorio, risalente all'epoca tolemaica (305-30 a.C.), sembra invece essere stato destinato esclusivamente al trattamento degli animali sacri.
Le indagini condotte dall'eminente archeologo Zahi Hawass hanno recentemente portato alla scoperta di un tempio appartenente a una consorte del faraone Teti precedentemente sconosciuta alla storia. Questo ritrovamento ha aperto nuove prospettive sulla comprensione delle complesse relazioni dinastiche dell'Antico Regno.
Parallelamente, una missione archeologica congiunta egizio-giapponese ha rivelato quattro sepolture risalenti al periodo di transizione tra la Seconda e la Terza Dinastia, insieme a oltre dieci tombe della XVIII Dinastia del Nuovo Regno. Questi ritrovamenti suggeriscono che i confini della necropoli si estendano verso nord ben oltre quanto precedentemente immaginato.
Tra i misteri più affascinanti che continuano a sfidare gli studiosi figurano i monumentali sarcofagi vuoti del Serapeo. Alcuni di questi colossali contenitori di granito sembrano non essere mai stati utilizzati per il loro scopo originario.
Gli archeologi continuano a dibattere se si tratti di cenotafi simbolici o se il loro contenuto sia stato rimosso in epoche successive per ragioni che restano oscure.
Mohamed Ismail Khaled, segretario generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha recentemente sottolineato la portata di queste scoperte, dichiarando che "la necropoli di Saqqara custodisce ancora innumerevoli segreti che attendono pazientemente di essere svelati". Ogni nuova stagione di scavi promette di aggiungere pezzi al grande puzzle della civiltà faraonica.
Il percorso esplorativo attraverso Saqqara Egitto trova il suo degno epilogo nel Museo di Imhotep, una finestra privilegiata sui tesori custoditi da questa necropoli millenaria.
Eretto proprio all'ingresso dell'area archeologica, questo edificio rende omaggio al genio dell'architetto che osò sfidare le convenzioni, trasformando per sempre l'arte funeraria egizia.
Le sei sale espositive del Museo di Imhotep racchiudono una straordinaria collezione: statue dalle fattezze enigmatiche, sarcofagi riccamente decorati, dipinti murali e strumenti che raccontano la vita quotidiana degli antichi costruttori.
Una sala particolare cattura l'attenzione dei visitatori, dedicata alla memoria di Jean-Philippe Lauer, l'architetto francese che consacrò la propria esistenza al restauro del complesso di Djoser.
L'esperienza museale si arricchisce con una ricostruzione fedele di una camera sepolcrale, completa di mummia, sarcofago ligneo e arredi funebri che permettono di comprendere i rituali dell'aldilà.
Tra i pezzi più pregiati spicca la doppia statua di Amenemopet, sommo sacerdote di Mut durante la XIX dinastia, ritratto insieme alla consorte in un abbraccio che sfida i secoli.
A breve distanza sorge il Museo di Mit Rahina, custode dei resti dell'antica Memphis.
Qui domina incontrastata la monumentale statua di Ramses II, un colosso di 11 metri che, nonostante la mancanza delle parti inferiori, mantiene intatta la sua maestosità con le sue 83 tonnellate di pietra scolpita.
Giovanni Battista Caviglia portò alla luce questa meraviglia nel 1820, oggi protetta da un padiglione appositamente progettato che consente di ammirarla da ogni angolazione, rivelando i dettagli minuziosi del volto regale e delle iscrizioni geroglifiche.
L'esplorazione archeologica si completa con Abusir e Dahshur, siti che offrono un'atmosfera più intima ma altrettanto ricca di rivelazioni storiche. Abusir custodisce le piramidi dei sovrani della V dinastia, dove quella di Sahura emerge per le decorazioni elaborate del suo tempio mortuario.
Dahshur, situata in una posizione più remota rispetto al Cairo, rivela i segreti dell'evoluzione piramidale attraverso la Piramide Rossa e la Piramide Piegata di Sneferu, testimoni fondamentali del perfezionamento delle tecniche costruttive.
Questi tre siti archeologici, uniti a Saqqara, costituiscono il riconoscimento UNESCO dei "Campi delle Piramidi" dell'antica capitale Memphis, un patrimonio che abbraccia millenni di storia faraonica.
L'esplorazione di Saqqara Egitto richiede una pianificazione attenta per cogliere appieno le meraviglie di questo sito millenario. Questi dettagli pratici vi permetteranno di immergervi completamente nell'esperienza archeologica.
La necropoli apre le sue porte quotidianamente dalle 8:00 alle 17:00. L'ingresso standard per visitatori internazionali si attesta sui 300 EGP, tuttavia il biglietto all-inclusive da 1000 EGP garantisce l'accesso completo alle attrazioni principali del sito.
Gli studenti muniti di documentazione valida beneficiano di riduzioni significative, mentre i piccoli esploratori sotto i sei anni entrano gratuitamente.
Il tragitto di circa 45-60 minuti dalla capitale dipende dalle condizioni del traffico cittadino.
I weekend, venerdì e sabato, offrono condizioni di traffico più favorevoli per il viaggio.
Saqqara custodisce tra le sue sabbie millenni di storia che continuano a sussurrare segreti agli esploratori moderni.
Questa necropoli straordinaria vi avrà condotto attraverso un percorso di scoperte che abbraccia l'intera evoluzione della civiltà faraonica, dalle audaci sperimentazioni architettoniche di Imhotep fino alle raffinate tradizioni funerarie delle dinastie successive.
Ogni angolo di questo vasto sito archeologico racconta episodi diversi della vita nell'antico Egitto.
I bassorilievi delle mastabe nobiliari rivelano scene di quotidianità che sembrano animate dalla maestria degli antichi artisti, mentre i corridoi sotterranei del Serapeo narrano di credenze spirituali che univano il mondo degli uomini a quello degli dei attraverso il culto degli animali sacri.
La stratificazione temporale di Saqqara offre una prospettiva unica sulla continuità culturale egizia.
Qui si manifestano tre millenni di tradizioni ininterrotte, dove sovrani e sudditi, sacerdoti e artigiani hanno lasciato testimonianze indelebili della loro esistenza e delle loro aspirazioni ultraterrene.
Coloro che si avventurano in questo labirinto di storia e mistero dovrebbero concedersi il tempo necessario per assorbire la ricchezza di dettagli che ogni monumento custodisce. Una guida esperta può svelare le sfumature che sfuggono all'occhio non allenato, rendendo l'esperienza ancora più illuminante.
Saqqara rimane un luogo dove il passato dialoga costantemente con il presente.
Qui, camminando sui sentieri battuti dagli antichi, si percepisce tangibilmente la grandiosità di una civiltà che ha saputo creare opere destinate all'eternità, lasciando ai posteri un patrimonio culturale di valore inestimabile che continua ad affascinare e istruire chiunque si avvicini ai suoi segreti.