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I Colossi di Memnone

I Colossi di Memnone


 

Colossi di Memnone - Le statue che cantavano all'alba

 

I Colossi di Memnone sono, per l’appunto, due colossali statue di pietra che, poste di fronte alla città di Luxor, sulla riva occidentale del Nilo, ne osservano da millenni il lento scorrere con lo sguardo rivolto verso il sole che sorge.


Queste due gigantesche statue, alte 59 piedi, sono individuabili dai visitatori sin dalla riva orientale, sono note sin dall’antichità per un misterioso suono emesso da una di queste all’ora del tramonto. Una poetica leggenda individua nel suono il canto di Eos (la dea greca dell’alba), madre di Memnone, da cui il nome delle statue, che piangeva ogni giorno lacrime di rugiada per la morte del figlio, ucciso per mano di Achille durante la guerra di Troia. Memnone era un personaggio della mitologia greca, nato dalla dea e da Titone (un principe di Troia), era il Re di Persia e d'Etiopia, si schierò dalla parte dei Troiani nell'ultimo anno della guerra di Troia.

 

 

I Colossi di Memnone

 

 

I Colossi di Memnone sulla Riva Ovest del Nilo a Luxor e il terramoto che ha causato la distruzione

 

Nel 27 a.C. un terremoto causò la parziale distruzione di uno dei Colossi: la parte superiore crollò, mentre quella inferiore riportò solo delle crepe, in seguito a questo evento si cominciò ad udire la peculiare musica, proveniva dalla metà inferiore della statua. Si ritiene che questo suono fosse causato dal contatto delle correnti d’aria con la superficie porosa delle pietre riscaldate dalla luce del sole. Probabilmente l’aumento della temperatura facendo evaporare la rugiada, produceva un suono simile ad una ‘melodia’, ma non c’è modo di verificarlo dal momento in cui il suono smise di prodursi centinaia di anni fa, in seguito ad un restauro.

 

 

 

Colossi di memnone suono

 

Fin dall’antichità, viaggiatori greci e romani si recavano sul luogo per ascoltare la musica. La prima testimonianza è dello storico e geografo greco Strabone, che udì la leggendaria melodia durante un viaggio nel 20 aC. Il fenomeno fu descritto anche dal greco Pausania e i romani Tacito e Giovenale, molti viaggiatori e anche illustri imperatori andarono a visitare questa strabiliante attrazione. Intorno al 199 l’imperatore Settimio Severo fece restaurare la statua che cessò il suo canto per sempre.


Il suono determinò il nome delle statue, poiché portò i greci a ritenere che queste rappresentassero l’immortale Memnone, in realtà le statue rappresentano Amenhotep III, sovrano che regnò in Egitto circa 3.400 anni fa e sua moglie, Tiye. Le statue presiedevano l’entrata di un grande complesso templare che si credeva avrebbe potuto rivaleggiare con Karnak per dimensioni.


Il sovrano e la consorte sono raffigurati in posizione seduta, con le mani appoggiate sulle ginocchia e lo sguardo rivolto ad oriente, in direzione del Nilo. Ogni faraone del Nuovo Regno faceva costruire in suo proprio onore, quando era ancora in vita, un edificio sacro per affermare la propria natura divina. I colossi di Memnone si trovavano all’ingresso costruito da Amenhotep III. Pare che quello di Amenhotep, con i suoi 35 ettari di superficie, fosse il tempio più grande e ricco dell’intero Egitto, tanto che nemmeno  sovrani come  Ramesse II e Ramesse III  in seguito riuscirono ad eguagliare tanta maestosità.

 

 

I Colossi di Memnone

 

Ricomposte due statue colossali del faraone Amenhotep III

 

Amenhotep III, che governò durante il Nuovo Regno nel momento di massimo splendore della storia dell’Antico Egitto, è considerato uno dei costruttori più prolifici dell’Antico Egitto. Questo tempio sarebbe stato il più significativo tra i suoi progetti architettonici, ma al giorno d’oggi purtroppo ne restano in piedi solo poche rovine. Gli archeologi ritengono che la struttura  sia stata rapidamente danneggiata a causa dei ripetuti saccheggi e per la sua ubicazione poco favorevole alla conservazione, i colossi e le rovine dell’antico tempio si trovano infatti all’interno di una piana alluvionale del Nilo.

 

La pietra calcarea impiegata per la sua costruzione fu di conseguenza erosa dalla secolare esposizione alle periodiche alluvioni. Per cui oggi purtroppo, fatta eccezione per i Colossi, non rimane quasi nulla del tempio, le cui fondamenta furono corrose anno dopo anno dalle esondazioni del Nilo. Si pensa addirittura che l’enorme complesso fosse già compromesso in epoca faraonica, e che alcuni blocchi di pietra del tempio furono già destinati alla costruzione di altri edifici. Solo le due grandi statue furono risparmiate, ma sono giunte ai giorni nostri in grave stato di conservazione.

 

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